12 dicembre 2015

Magnum Opus Poeticum


La poesia non corrisponde al canone/codice estetico che accidentalmente la domina. 

Di certo ha regole rigide, che sono quelle del linguaggio. Non è però neanche l'insieme di queste regole linguistiche, che semmai presuppone; è piuttosto il processo stesso di usare queste regole in una costante dialettica tra fedeltà e infrazione consapevole, mediante il quale l'artista plasma, scolpisce codici e regole completamente nuove - perfino opposte a quelle dominanti - entro il linguaggio; facendone così emergere forme e potenzialità che fino a quel momento vi permanevano, ignote e inespresse.

"La poesia" disse una volta il compianto Manlio Sgalambro "non è alcunché di gentile ... è una materia poetica, una materia sonora".


In questo senso la pratica poetica è assimilabile a quella alchemica. Una materia significante viene trasformata e raffinata, fino a che ne emerga l' "oro" di significati del tutto nuovi, impliciti in quella stessa materia ma finora nascosti, inaccessibili. 
"Le poesie ... / sono apparecchi per caricare senso; / e il senso vi si accumula
(V. Magrelli). Ecco in che modo un significato anche banale, ordinario, minimo, espresso in poesia, diventa per ciò stesso universale.

"La poesia è essenzialmente romantica; solo, il romantico della poesia deve essere qualcosa di costantemente nuovo e, perciò, proprio l'opposto di ciò che di solito si dice romantico. Senza questo nuovo romantico non si arriva da nessuna parte, con esso la cosa più casuale acquista trascendenza, e il poeta corre luminosamente etc. Quel che si fa sempre è tenere puro il romantico, eliminando da esso ciò di cui le persone parlano come romantico."
- Wallace Stevens, dall'epistolario

Nell'immagine: Michelangelo Buonarroti, Schiavo che si ridesta (1525-30 circa), dal ciclo I Prigioni

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