26 novembre 2015

L'assedio di Lüneburg

Uno "spine poem" è una composizione in versi liberi improvvisata a partire dal titolo di un libro, usando come prime parole di ciascun verso le parole che lo compongono.


Inetti

L'avanzata della loro
armata è inarrestabile, Generale. Non resta che disporre la ritirata
dei nostri. Non c'è niente da fare. Combattono come
sonnambuli.


Inarrestabili

Il contingente nemico è ormai una distesa di
rosso. La vittoria è nostra, Capitano. Un ultimo sforzo
e Lüneburg sarà espugnata. Abbiamo salvato
il nostro popolo dal più
nero destino.


In mezzo

La strada è ostruita da pile di cadaveri, Marchese. Ci tocca deviare per la
variante che circonda le mura
di
Lüneburg.



Lyonel Feininger, Ohne Titel (Lüneburg), 1933

22 novembre 2015

Follow your bliss

Segue da qui.

Di recente sono inciampato in una terza fonte che richiama questo messaggio così semplice e così profondo, e completa il quadro. Uno scrittore che avevo letto e dimenticato per qualche anno, l’antropologo Joseph Campbell, nei suoi libri – solitamente di piacevole lettura al confine tra divulgazione e accademia – ha raccontato leggende e miti della nostra specie, le loro differenze e analogie tra varie epoche e luoghi. In una celebre intervista Campbell dichiarò di aver appreso dallo studio della mitologia soprattutto questo principio etico: “Follow your bliss”, segui la tua gioia, la tua beatitudine.

Poiché tutti vogliamo, almeno in prima analisi, ciò che ci fa stare bene e ci dà gioia, si tratta di un altro modo di formulare la stessa idea. Ma le due diverse formulazioni mettono in evidenza il problema: che spesso ci facciamo un’idea sbagliata di cosa potrà farci star bene, anche (ma non solo) a causa degli inevitabili condizionamenti esterni. Finché non si approda a una decisione incrollabile, senza riserve, di seguire la propria gioia dovunque ci porti (e non ciò che pensiamo che possa, o debba, essere la propria gioia), la nostra sarà una ricerca costellata di delusioni. Che possono trasformarsi in frustrazione e rabbia, se ci identifichiamo con esse e perdiamo la visione d’insieme, che l’incisione sull’Auryn ci ricorda. Per trovare veramente noi stessi, la nostra “vera volontà” profonda, dobbiamo sperimentare incessantemente, ci dice Ende. E per trovare una vera armonia con gli altri dobbiamo prima stabilirla in noi, ci dice Sant’Agostino.

Conclude  bene questo passo di Emerson:
Io mi appello contro i vostri costumi. Devo essere me stesso. Non posso più a lungo rinunciare a me stesso per te o te. Se voi potete amarmi per quello che sono, saremo più felici. Se non potete, io cercherò ancora di meritare che lo possiate. Ma devo essere me stesso. Non nasconderò i miei gusti e le mie avversioni. Confiderò che quello che è profondo è santo, al punto che farò intensamente davanti al sole e alla luna tutto ciò che il cuore mi detta, e che intimamente mi ristora.