Di
recente sono inciampato in una terza fonte che richiama questo messaggio così
semplice e così profondo, e completa il quadro. Uno scrittore che avevo letto e
dimenticato per qualche anno, l’antropologo Joseph Campbell, nei suoi libri –
solitamente di piacevole lettura al confine tra divulgazione e accademia – ha
raccontato leggende e miti della nostra specie, le loro differenze e analogie
tra varie epoche e luoghi. In una celebre intervista Campbell dichiarò di aver
appreso dallo studio della mitologia soprattutto questo principio etico: “Follow your bliss”, segui la tua gioia, la tua beatitudine.
Poiché tutti vogliamo, almeno in prima analisi, ciò
che ci fa stare bene e ci dà gioia, si tratta di un altro modo di formulare la
stessa idea. Ma
le due diverse formulazioni mettono in evidenza il problema: che spesso ci
facciamo un’idea sbagliata di cosa potrà farci star bene, anche (ma non solo) a
causa degli inevitabili condizionamenti esterni. Finché non si approda a una decisione incrollabile, senza riserve,
di seguire la propria gioia dovunque ci porti (e non ciò che pensiamo che possa, o debba, essere la propria gioia), la nostra sarà una ricerca
costellata di delusioni. Che possono trasformarsi in frustrazione e rabbia, se
ci identifichiamo con esse e perdiamo la visione d’insieme, che l’incisione
sull’Auryn ci ricorda. Per trovare veramente noi stessi, la nostra “vera volontà”
profonda, dobbiamo sperimentare incessantemente, ci dice Ende. E per trovare
una vera armonia con gli altri dobbiamo prima stabilirla in noi, ci dice
Sant’Agostino.
Conclude bene questo passo di Emerson:
“Io mi appello contro i vostri costumi. Devo
essere me stesso. Non posso più a lungo rinunciare a me stesso per te o te. Se
voi potete amarmi per quello che sono, saremo più felici. Se non potete, io
cercherò ancora di meritare che lo possiate. Ma devo essere me stesso. Non
nasconderò i miei gusti e le mie avversioni. Confiderò che quello che è
profondo è santo, al punto che farò intensamente davanti al sole e alla luna
tutto ciò che il cuore mi detta, e che intimamente mi ristora.”
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