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26 giugno 2016
Nuovi nomi
Perché diamo valore, nonostante tutto, alla poesia e ad ogni forma d'arte? Perché ogni cosa cruciale per l'umano, ogni rapporto che possiamo instaurare con le cose, le persone, gli eventi, passa attraverso la percezione intesa anche quale elaborazione mentale del mero fatto percettivo: e l'arte è il modo più potente e diretto per potenziare la percezione. Osservando e interiorizzando un'opera d'arte, essa muta la nostra percezione del reale; i fenomeni con i quali l'opera è in grado di dialogare ci appaiono in modo diverso, ne cogliamo angoli prima nascosti alla nostra attenzione, riverberi con altri fenomeni e altri stati mentali insospettati; parti di noi finora sopite si risvegliano in quel rapporto, che non saranno mai più in grado di assopirsi nuovamente e tacere.
L'esperienza dell'arte è in grado di intensificare potenzialmente qualsiasi percezione futura con nuove letture possibili, nuove associazioni emozionali e di strati di significato, nuovi percorsi creativi e di pensiero. Un meraviglioso simbolo di questo movimento, in cui è sottolineata anche la centralità del linguaggio per la capacità creatrice, si trova ne "La storia infinita" di Ende, nel compito che Bastian si assume di dare un nuovo nome all'Infanta Imperatrice: atto che è in grado di scongiurare la dissoluzione del mondo di Fantàsia nel Nulla. In questa lettura il Nulla altro non è che un simbolo della stagnazione in percorsi già battuti, schemi mentali obsoleti, visioni e identità consumate e ormai non più in grado di stare al passo con la dinamicità e la molteplicità del continuo divenire dell'esperienza.
Se la caratteristica più peculiare dell'umano è la capacità di immaginare e costruire mondi interiori sui quali modellare quello esteriore, individuale e collettivo, allora l'arte è e sempre sarà lo strumento per eccellenza dell'ominazione.
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